Nella scuola Montessori la programmazione ha senso ed efficacia nella preparazione dell’ambiente-stimolo, suscitatore di libera e intelligente attività adatta ai gradi di maturazione e agli stili personali del bambino.Spazi strutturati e diversificati, ovvero ‘botteghe’ e laboratori nei quali la mente possa applicarsi ed esercitarsi nelle sue forme e intensità, ecco il compito dell’insegnante quale costruttore dell’ambiente.Ma bambini e insegnante si evolvono insieme e continuamente, per cui entrambi suggeriscono progetti individuali e di gruppo per espandere, approfondire, precisare le conquiste raggiunte e aprire nuovi percorsi.La programmazione montessoriana è anche l’analisi della situazione di apprendimento e degli interessi emergenti.Ad esempio è il discreto intervento per richiamare l’attenzione su un materiale ‘dimenticato’ o per suggerirne altre e più ricche possibilità di lavoro ed esercitazione.

La programmazione collegiale montessoriana è proprio questa condivisa necessità di capire le osservazioni fatte, da cui ricavare le risposte psicologiche e metodologiche, ad iniziare, quando necessario, dalla esigenza di modificare i propri comportamenti e i propri rapporti con il bambino.

Alla fine la programmazione montessoriana non è mai la decisione aprioristica di liste di attività da fare (da far fare!), di compiti da svolgere, di astratti percorsi di una didattica burocratica, frazionata in tempi pensati e vissuti dall’adulto e dalla sua organizzazione istituzionale.La Montessori ha detto che è bene per l’insegnante avere un quadro di insieme delle attività ed occupazioni che il bambino potrà esplorare nel corso di uno o più anni; ciò aiuta l’insegnante a programmare appunto le condizioni psichiche e materiali favorevoli al lavoro del bambino.

Una cosa non può esser fatta - aggiunge Maria Montessori - che sia limitata o sospesa la libera scelta dell’alunno all’interno di una libera e disciplinata organizzazione di vita psichica e culturale.